domenica 10 giugno 2012

Imparare a volare con Bruno. Chiacchierando di letteratura con Nadia Terranova.


di Tonino Cafeo

Nadia Terranova
Bruno Schultz fu un intellettuale ebreo polacco, scrittore di racconti raffinati, illustratore. La tragedia dell'occupazione nazista e della persecuzione gli riservò un destino singolare. Non se ne conosce infatti esattamente la fine, mentre il suo corpo sparì in una fossa comune.
La sua infanzia rivive oggi nel libro Bruno, il bambino che imparò a volare di Nadia Terranova e Ofra Amit. ( Orecchio Acerbo (2012), 40 pagine, illustrato ) Una graphic novel in cui il racconto dalle parole magiche e asciutte della prima si integra perfettamente con le illustrazioni della seconda.
Ofra è israeliana, di Tel Aviv. Nadia, messinese, ma vive a Roma da un decennio. Il suo ritorno in riva allo stretto per la presentazione del volume, in una gremita sala del Palacultura, è stato una buona occasione per conversare con lei di letteratura e soprattutto di Bruno.

Com'è che una scrittrice nata in Sicilia incontra Bruno Schultz ?
Sono arrivata a Roma nel 2003 con una laurea in filosofia in tasca e la voglia di scrivere, di occuparmi di libri. L'anno prima l'Einaudi aveva ripubblicato il suo “Le botteghe color cannella” con i disegni dell'autore. Ho visto questo libro e mi ha subito affascinata. Ma era un po' troppo costoso per le tasche di una fuorisede. Inoltre frequentavo un corso preparatorio al lavoro nell'editoria e i consigli di lettura che mi davano lì erano orientati in tutt'altra direzione. Io però ho insistito e , quando ho potuto finalmente comprare e leggere le Botteghe, vi ho trovato dentro molto della mia vita. Tanto da aprire un blog con lo stesso titolo del libro.
Quindi Bruno “ti fa compagnia” da molto prima che tu immaginassi questo libro. Cosa ti ha realmente affascinato di lui?
Bruno Schultz si comprende veramente solo alla luce del suo destino mai chiarito. E', come tantissimi suoi connazionali, una vittima del nazismo, ma si sa poco della sua fine. Una leggenda vuole che sia stato ucciso da un ufficiale della Gestapo per una sorta di vendetta verso un collega che aveva sottoposto lo scrittore a una specie di tutela. David Grossman, che ha raccontato a sua volta Bruno nel suo romanzo Vedi alla voce amore, ha sottolineato la fortissima carica simbolica di questa storia. Il senso di estraneità alla vita di questa persona,il suo essere in balia della sorte.
Temi che avvicinano Bruno Schultz a Kafka.
Avevano molto in comune. La corporatura esile, la tisi , un padre opprimente, un rapporto d'amore complicato e quasi del tutto epistolare. Il “non amore” per il lavoro che erano costretti a fare per vivere.
E veniamo al Bambino che imparò a volare.
Fausta Orecchio, sensibile titolare della Orecchio Acerbo ha avuto modo di leggere il mio “Caro diario ti scrivo”. Un libro che nasceva dall'idea di immedesimarsi nella vita di grandi scrittrici “riscrivendone” i diari dell'adolescenza. Partendo da qui è nata l'idea di raccontare l'infanzia di Schultz, la sua diversità, ma anche la straordinaria fantasia che ha arricchito la sua scrittura ed è stata quasi un vaccino rispetto ai tempi cupi in cui è vissuto e morto. L'attenzione per il rapporto strettissimo fra testo e immagine è stata determinante per l'incontro con Ofra Amit e a fatto si che Bruno nascesse per rivolgersi principalmente ad un pubblico giovane.
Ma un libro che racconta uno scrittore complesso, dalla fine tragica è adatto ai bambini e ai ragazzi?
Non ci sono argomenti “non adatti” ai bambini. Siamo noi adulti a non saper trovare le parole giuste per certe cose. E' così , lasciando senza risposta le domande che i bambini ci pongono che si creano i buchi neri, le paure non elaborate. Bruno Schultz non è un autore facile, ma mi è piaciuta molto l'idea di raccontare un bambino “diverso” che riesce a fare del suo difetto fisico un punto di forza.
E i destinatari del tuo lavoro come l'hanno recepito?
Porto Bruno in giro per l'Italia da quattro mesi ormai, incontrando bambini e adolescenti nelle scuole. Faccio presentazioni “classiche” in cui i bambini e adolescenti sono molto curiosi e chiedono-soprattutto i secondi- informazioni storiche sulla figura di Schultz. Ma gli appuntamenti più belli sono quelli con i ragazzi che hanno già letto il libro, magari in veri e propri laboratori con la guida dell'insegnante. Qui vicino, a Nizza di Sicilia, gli alunni hanno smontato e rimontato Bruno con le tecniche più diverse, ma , soprattutto, seguendo la propria spiccata sensibilità.

"i siciliani pur di non lavorare scrivono" con questo ironico motto ti presenti su facebook. E' una cifra del tuo rapporto con la letteratura? A questo proposito la tua scelta di dedicarti esclusivamente alla letteratura è una sorta di omaggio "risarcitorio" nei confronti di bruno Schulz?
 Ti racconto la storia di questo motto. Era il 1991 o 1992 e sulla scena politica cominciava a pesare la Lega Nord. L'editore Valentino Bompiani mandò in stampa un manifesto con una foto: c'erano Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino che brindavano con un bicchiere di vino e, sotto, l'editore aveva apposto questa scritta: "i siciliani pur di non lavorare scrivono". Come si può reagire alla stupidità e alla volgarità se non con sardonica ironia e/o con la forza della letteratura?
Non c'è risarcimento però nella mia scelta, solo la consapevolezza - imparata anche da Schulz - che bisogna cercare di occupare il proprio posto nel mondo e di fare ciò che amiamo. Solo un lavoro scelto e fatto con passione ci libera dall'alienazione.

Dici che la letteratura è incontro, che un libro è un luogo d'incontro, infatti scrivi spesso a 4 o 6 mani..allora non è solo sperimentare tecniche ma c'è di più...
 Un libro non è solo l'atto individuale di un singolo ma molto di più, un prodotto artistico ed editoriale. Sono legata a una certa idea di editoria come produzione collettiva di cose belle, anche esteticamente. Per questo mi è capitato di condividere un progetto, un percorso (penso a Pistoletto e al suo "Manifesto della collaborazione"...) e chissà che non capiti ancora in futuro, anche se in questo momento mi sto concentrando sulla scrittura individuale.
Nadia Terranova con Patrizia Rinaldi alla Sala Borsa di Bologna.

Nadia Terranova e la Sicilia: qual'è il tuo rapporto con le origini? Ti senti un'autrice "siciliana"?
Decisamente! I miei numi tutelari sono Consolo, Sciascia e Bufalino, per non parlare del debito che fin dalle scuole medie ho contratto con Verga. Nutro per le mie radici quell'amore nostalgico, errante e un po' ossessivo che caratterizza noi emigrati. Nel primo racconto che ho pubblicato e che si trova nell'antologia "Quote rosa" (Fernandel, 2007) la protagonista era una ragazzetta palermitana. Poi è arrivato "L'ultima estate degli anni Ottanta", uscito su Linus, ambientato a Pantelleria. E il personaggio del "Cavedio" (Fernandel, 2011), Floriana Terrasanta, è un mix esplosivo di femminilità e sicilianità. Tra un paio di settimane uscirà un mio racconto in un'altra antologia ("L'occasione", edizioni Galaad), ti dico solo che il protagonista si chiama Peppuccio, soprannominato "il rispustero"... Attenzione però: la Sicilia è un porto, quindi anche la scrittura si deve aprire alle contaminazioni. Non scriverei senza l'influenza della letteratura tedesca, per esempio. Mi piace la fusione di glacialità e passione, altrimenti si scade nel macchiettismo.

Ma tornando a Bruno e alla sua sofferenza. E' stato detto che gli "ebrei" d'Israele oggi sono i palestinesi. Oggi "Bruno" vive a Gaza?
Questa frase è stata a lungo attribuita a Primo Levi. Era un falso, come è stato svelato da Domenico Scarpa e Irene Soave su un numero del Domenicale in edicola qualche settimana fa. Primo Levi scrive soltanto "Ciascuno è ebreo di qualcun altro". La frase su Israele e i palestinesi è stata arbitrariamente aggiunta in seguito. Io non la condivido. Condivido invece il pensiero dello scrittore se inteso in senso psicologico e umano. Mi sembra una riflessione filosofica molto precisa sul senso di estraneità insito nei razzismi.

*Intervista uscita su Il Nuovo Soldo il 29 aprile 2012, col titolo :"Bruno e gli altri. Conversando di letteratura con Nadia Terranova."




Nessun commento:

Posta un commento